Le idee per i romanzi possono venire dappertutto e nascono, almeno nella mia esperienza, essenzialmente dall'osservazione di ciò che ci circonda. Quando sei sull'autobus, ad esempio, osserva con attenzione tutti i passeggeri. Sicuramente nella calca c'è un individuo che suggerisce, per il suo stesso aspetto una storia, o una parte di storia. Ancora più importante è osservare con attenzione le persone che conosci. Da esse puoi trarre spunti adatti a caratterizzare i tuoi personaggi: un modo di parlare, un tic, unamania, un tratto del carattere.
Ancora, è importantissimo fissare le emozioni legate alle esperienze che si fanno. Una certa atmosfera riesci a crearla nella scrittura se vai al momento nel quale hai vissuto un'esperienza analoga e cerchi di ricordare che cosa è successo perché quel fatto abbia segnato in te quell'emozione.
Insomma occhi e orecchie aperte. E segnare tutto in un "Quaderno delle idee", che può essere un taccuino o qualsiasi altra cosa serva per scrivere impressioni rapide, fuggevoli che si dimenticano presto se non scritte.
Difficilissimo rispondere a questa domanda: se ci fosse una ricetta tutti saprebbero scrivere libri di successo. Natalie Goldberg, scrittrice americana autrice, tra l'altro, di interessanti manuali di scrittura, tuttavia afferma che per scrivere qualcosa di buono bisogna sentirlo in prima persona come interessante e 'forte'. Lei dice che bisogna azzannare l'argomento e non mollarlo più, scavarlo e sviscerarlo. Se 'sentiamo' che l'argomento è buono e interessante, allora è probabile che qualcun altro possa provare il nostro stesso interesse.
A mio parere non c'è una regola. Ognuno deve lavorare come meglio riesce. Per conto mio, io in generale, progetto minuziosamente il mondo entro il quale i miei protagonisti devono vivere qualcosa e pianifico con una precisione quasi maniacale tutto ciò che riguarda i personaggi, arrivando a volte persino a definire il loro albero genealogico. Per avere un'idea di queste manie potete andare al blog "Mnemocrati" dove svelo qualche retroscena del libro "Il Teatro dei Pensieri".
Ma, ripeto, non è una regola. C'è anche chi scrive meravigliosamente lasciandosi portare dalla storia, senza programmare nulla.
Un tempo era più difficile. Dovevi scrivere un manoscritto, proporlo a una casa editrice, vedertelo rifiutare un numero imprecisato di volte, insistere, conoscere qualcuno ecc. ecc.
Oggi è tutto molto più semplice. Se decidi di pubblicare il tuo libro, puoi iscriverti a una piattaforma di autopubblicazione (io ad esempio mi servo di narcissus.me che funziona benissimo, è condotta da gente molto onesta e vivace e offre un sacco di garanzie rispetto ad altre organizzazioni), preparare un buon prodotto (questo è molto importante) e poi lanciarlo sulmercato.
Un consiglio: fate leggere il vostro libro, PRIMA di pubblicarlo, a qualcun altro per riceverne un parere. Spesso il parere di uno esterno al libro, alla storia ecc. è molto importante per correggere difetti che di solito un autore non vede. Importante: ascoltate i consigli degli altri e non arrabbiatevi se vi dicono che qualcosa non funziona.
In Italia uno scrittore in media guadagna pochissimo e non riesce a vivere di sola scrittura. Ci sono, ovviamente le dovute eccezioni, ma in generale è così. Il motivo è che nel nostro paese si legge poco e quindi si vende poco. Pubblicando con un editore normale, mediamente l'autore riceve una percentuale sulprezzo di copertina che va dal 4% al 6%. Per intenderci se il libro di vende a dieci euro, l'autore riceve dai quaranta a sessanta centesimo a copia. Capite bene che per tirare su un po' di denaro bisogna venderne di copie!!! Se poi considerate che moltissimi dei libri che vengono pubblicati non vende neanche una copia, comprendete che il panorama non è molto roseo. C'è da sperare un po' nello sviluppo dell'editoria digitale, soprattutto quella autopubblicata, perché lì le percentuali sono decisamente più consistenti. Bisogna tuttavia tenere presente che questo è un mercato in via di espansione e, al momento, sul web gli e-book si vendono ancora pochino. Però le cose stanno cambiando...
Non c'è una regola. Quando io e Anna PArola scriviamo insieme, in genere spendiamo del tempo per costruire il mondo e la storia nel suo complesso. Poi io faccio la prima stesura eli corregge. Alla fine ci troviamo una giornata leggiamo il libro tutto per intero con le ultime correzioni da fare.
Devo ancora dire che scrivere insieme a qualcuno è molto divertente perché c'è, soprattutto in fase di creazione iniziale, di solito un vivace scambio di idee che dona freschezza alla storia.