
Il
sonetto inteso in senso etimologico, (piccolo suono) può essere una forma poetica adatta a tempi in cui la contrazione (esperienze, tempo, criteri di consumo) è al centro della vita degli individui. Forma che coniuga l'essenzialità con la possibilità di approfondimenti reticolari a partire da focus tematici e formali la cui ossatura si dirama e va a coprire estese porzioni di suggestioni e rimandi, il sonetto pare essere il componimento che, riscoperto, copre il bisogno di sonorità e tematicità importanti, capaci di dialogare con la complessa fluidità dell'essenza personale, quella perennemente a caccia di sensi, significati e risposte.
Peraltro l'elusione dietro la quale si celano molte delle considerazioni che vengono fatte in questa raccolta, stimola il lettore a rivedere e a ricreare le proprie reti semantiche, quasi come se durante la lettura sfuggevoli 'punti morti' si manifestassero e chiedessero attenzione per rimandare ad altri silenzi o ad altre parole in grado di provocare accostamenti e collegamenti che, in un circolo espansivo arrivano a parafrasare interpretazioni o giochi speculari sulle luci e le ombre del vivere.
Ogni componimento, dunque, centrato su qualcosa di minuscolo e di intimo, concentrato in pochi versi, si configura per esprimere accennate epifanie, alee di pensiero o vaghe allusioni di possibiltà.
Il risultato è una severa disciplina interpretativa, quasi un maieutica che, grazie alle improvvise deviazioni date dagli stimoli metaforici, porta a considerare la 'presenza' come generatice di scorie di reale, limature appunto, il cui tessuto enuncia legami con la vita nel suo proprio orizzonte d'indagatrice.
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